I Caffé Storici di Torino: dove il tempo si ferma.
Attraversando il centro di Torino, scorgendo lo sguardo lungo i portici, si ha la sensazione di essere trasportati in un’altra epoca. Questa sensazione diventa ancora più precisa passando davanti ai caffé Storici di Torino.
Tra le tappezzerie, cornici antiche, tavolini di marmo e boiserie in legno decorate da specchi, questi caffé hanno fatto la storia, insieme ai personaggi che li hanno frequentati.
I caffé storici di Torino, sono una specie di Mise en Abyme della città stessa: signorile, distinta, eterna.
Che vi troviate a Torino per un week-end o che la conosciate già molto bene, ecco dove poter fare questo magico viaggio nel tempo:
Caffè Al Bicerin
È il caffè storico più antico della città. Aperto nel 1763, deve il suo nome, e la sua celebrità, alla bevanda chiamata bicerin, qui inventata e tanto amata dal personaggio torinese più illustre della storia: Cavour.
Ma come è fatto il bicerin? È una bevanda calda composta da caffè, cioccolata, latte e sciroppo versata in un piccolo bicchiere (bicerin, in dialetto piemontese, appunto), la cui ricetta e le dosi sono custodite gelosamente tra le piccole mura del caffè. Servito in vetro, gli strati che lo compongono sono facilmente distinguibili sia alla vista che, soprattutto, al gusto; per questo mescolare il bicerin con un cucchiaino è considerato, dal torinese doc, l’ottavo peccato capitale.
Il caffè si trova proprio all’uscita della Basilica della Consolata, nell’omonima piazza; una posizione strategica che ha contribuito ad accrescerne la popolarità. Nell’800, infatti, i fedeli che si recavano a messa alla Consolata potevano trovare sollievo dai digiuni preparatori all’eucarestia gustando il bicerin; a quel tempo la cioccolata non era ancora considerata un alimento. Inoltre, il prezzo altamente popolare di tre soldi (15 cent. di lire) lo rendeva accessibile a tutte le tasche.
Ma fu il Conte di Cavour a sdoganare, definitivamente il bicerin. Narrano le cronache che Cavour, ateo e anticlericale, attendesse la famiglia reale, recatasi a messa, seduto al tavolino posto sotto l’orologio del caffè, gustando la sua bevanda preferita accompagnata da qualche biscotto secco.
Da allora, la fama del bicerin non avuto battute d’arresto. Una popolarità che dura ancora oggi: infatti, durante il weekend, non è difficile trovare una lunga coda di persone attendere impazienti di sedersi all’interno del piccolo caffè; per sentirsi un po’ Cavour e per gustare la bevanda più famosa di Torino, nel luogo in cui è stata inventata.
Dove: Piazza della Consolata, 5
Caffè Fiorio
Nato nel 1780, è il caffè storico di Torino per eccellenza. Tra le sue tappezzerie si è parlato di letteratura, si è giocato d’azzardo, si è discusso di politica e si sono organizzate congiure. Non è un’iperbole affermare che da Fiorio è passata gran parte della storia di Torino e d’Italia.
Si dice che perfino Re Carlo Alberto, prima di cominciare le riunioni di gabinetto, chiedesse ai suoi ministri che aria tirasse al Fiorio; infatti, in quel periodo, gran parte della borghesia e aristocrazia piemontese si incontrava tra le mura del caffè e, per questo, Fiorio era soprannominato il caffè dei codini, “Caffè ‘dle Coe”, in dialetto.
Tra gli avventori più famosi ritroviamo Cavour, Urbano Rattazzi, Massimo D’Azeglio e Cesare Balbo. Anche Nietszche, durante il suo soggiorno torinese, era solito trascorrere le sue giornate seduto ai tavolini del caffè e proprio qui, Tomasi di Lampedusa, vi scrisse il romanzo La Sirena.
Non solo storia ma anche golosità: al Fiorio potete assaggiare alcune delle migliori cioccolate calde, così come gustare pasticcini e biscotti di alta qualità.
Le specialità di Fiorio, però, sono il gelato al gianduia, il più buono di Torino, e i gianduiotti: dopo averli assaggiati entrerete in astinenza e non potrete uscire dal caffè senza averne acquistato almeno una confezione. Lasciate uno spazio in valigia, quindi, sempre che non li finiate prima di partire.
Dove: Via Po, 8.
Caffè Baratti e Milano
Nato come confetteria nel 1858 in via Dora Grossa (l’attuale via Garibaldi), il caffè Baratti e Milano – dai cognomi dei fondatori – si trasferì nell’attuale sede, nella splendida cornice della Galleria Subalpina, nel 1874, in un ambiente più grande e più elegante.
La fama di Baratti e Milano crebbe sempre di più, soprattutto per le prelibatezze di cioccolato create nelle sue cucine, tanto da diventare (nel 1894) fornitori ufficiale di Casa Savoia, il cui stemma troneggia ancora oggi nell’insegna del caffè.
Qui venne inventato il cremino, poi esportato in tutto il mondo, e sempre qui Gozzano trasse ispirazione per una delle sue più celebri poesie: Le Golose. “Io sono innamorato di tutte le signore che mangiano le paste nelle confetterie”, scriveva il poeta torinese, passeggiando sotto i portici di piazza Castello e nella Galleria Subalpina e spiando tra le tendine eleganti del caffè, frequentato dall’aristocrazia della città.
Se volete sentirvi come una signora in confetteria di fine ‘800, entrate; gusterete ottima pasticceria, cioccolate calde con la panna (è la specialità), e i cremini nel luogo dove nacquero. E se riuscite, accomodati nei tavolini che affacciano nella Galleria Subalpina, vi sembrerà di aver fatto un salto indietro nel tempo di più di cento anni.
Dove: Piazza Castello, 27/29.
Caffè Mulassano
Nato a fine’800 non come caffè, bensì come distilleria, grazie ai coniugi Mulassano, si trasferì nell’attuale sede di Piazza Castello nel 1907.
L’ambiente è intimo, riparato da pareti decorate con pannelli in legno intarsiato e specchi; i pochi tavolini all’interni lo rendono un luogo esclusivo per un aperitivo o un semplice caffè. Ma non è solo questa la sua particolarità.
Il Caffè Mulassano è famoso perché qui nacque il tramezzino, quando ancora non si chiamava così.
Nel 1925, i nuovi proprietari, immigrati di ritorno dagli Stati Uniti, decisero di trasformare la vecchia distilleria in un caffè in cui si servivano anche aperitivi. Importarono dall’America il toast e l’usanza di tostare il pane, ma, per venire incontro agli intransigenti palati torinesi, spesso farcivano le fette senza tostarle per poi servirle in accompagnamento al vermouth.
Fu il boom! I nuovi panini vennero apprezzati a tal punto che D’Annunzio, nei suoi soggiorni a Torino, non poteva non fare tappa da Mulassano. Fu lui, infatti, a ribattezzarli tramezzini, un nome che si diffuse in tutta la penisola.
Gustare un tramezzino da Mulassano, quindi, è d’obbligo e potrete scegliere tra una varietà di gusti che accontenterà ogni palato; ordinate un bicchiere di vermouth e avrete creato l’aperitivo torinese per eccellenza.
Dove: Piazza Castello, 15.
Caffè San Carlo
Tra stucchi, boiserie, marmi e lampadari di cristallo, si fa fatica a pensare che il Caffè San Carlo sia stato uno dei luoghi più sovversivi della Torino ottocentesca. Eppure era proprio qui che gli intellettuali torinesi dell’epoca, i docenti universitari e i politici più rivoluzionari si incontravano per organizzare azioni o per scrivere articoli critici nei confronti della politica del tempo.
Era un salotto intellettuale, frequentato da chi si definiva patriota, che divenne uno dei luoghi del Risorgimento. E per questo venne chiuso svariate volte proprio nel tentativo di bloccare quell’attività sovversiva.
Attività che durava fino alle luci dell’alba poiché il San Carlo fu il primo locale d’Europa ad essere illuminato a gas.
A unità d’Italia avvenuta le pareti del San Carlo ospitarono personaggi meno rivoluzionari ma altrettanto importanti: Giolitti, Crispi, Dumas, Croce, Gobetti, De Amicis erano avventori fissi del caffè e qui Gramsci scriveva i suoi articoli per l’Avanti.
Potrete sostare per un caffè, sia all’interno, tra le sale eleganti, che all’esterno, affacciati sull’elegante Piazza San Carlo; di sera, inoltre, il locale si trasforma in un raffinato ristorante. Per una pausa o una cena indimenticabili.
Dove: Piazza San Carlo, 156
Caffè Torino
Più moderno (ma solo per data di nascita) degli altri caffè di Piazza San Carlo, il Caffè Torino colpisce per gli interni eleganti e per quell’aria da Belle Èpoque che permane intatta dal 1903, anno dell’apertura.
Frequentato dalla Torino intellettuale degli anni trenta, tra cui Einaudi e Pavese, conobbe la sua maggior fortuna a cavallo degli anni cinquanta quando, tra i suoi tavolini, si intrattenevano Ava Gardner, Walter Chiari, James Stewart, la bellissima Brigitte Bardot e Macario.
Da tavolini sotto i portici potrete gustarvi uno dei migliori caffè di Torino e osservare torinesi e turisti intenti a calpestare gli zebedei del toro di bronzo di piazza san Carlo. Ma, se siete in città durante le vacanze di Natale o Pasqua, rimarrete rapiti dalle composizioni che addobbano le vetrine del caffè: una quantità di leccornie tali per cui una sosta per l’assaggio diventerà obbligatoria.
Dove: Piazza San Carlo, 204
Stratta
Se cercate un luogo che sublimi storia e la migliore sintesi di prodotti tipici della pasticceria torinese, quel luogo è Stratta.
Aperto nel 1836, è cambiato poco nel corso degli anni e, soprattutto, ha mantenuto inalterata la qualità che lo ha reso celebre. Qualità che è valsa a Stratta il titolo di fornitore ufficiale di Casa Savoia.
Entrate a stomaco vuoto e non ve ne pentirete: gianduiotti, Mont Blanc (panna e marron glacés), Gioie di Cavour, Corone Sabaude, gelatine di frutta, confetti, creme al gianduia, pasticceria classica… Insomma, andateci e vi sentirete Hansel e Gretel al cospetto della casetta di marzapane.
Dove: Piazza San Carlo, 191
Caffè Platti
Poco più decentrato rispetto agli altri caffè storici di Torino, il caffè Platti conobbe la sua fortuna alla fine della seconda guerra mondiale poiché, proprio grazie alla sua posizione, venne risparmiato dai pesanti bombardamenti della città.
Luogo prescelto per gli incontri degli ex allievi del liceo D’Azeglio (situato alle spalle del caffè) tra cui, Giulio Einaudi, Pavese, Leone Ginzburg, Bobbio e Foa, nelle sale eleganti del Caffè Platti, non era difficile imbattersi nel gruppo degli scrittori della casa editrice Einaudi (la cui sede si trova non lontano), come Italo Calvino e Natalia Ginzburg.
Frequentato anche da Giovanni Agnelli, leggenda narra che, seduti ai suoi tavolini, alcuni studenti del liceo d’Azeglio decisero di fondare una squadra del neonato sport del foot-ball (il futuro calcio); quella squadra si sarebbe chiamata Juventus ma, questa, è un’altra storia…
Specialità del Caffè Platti sono le paste di meliga e la pasticceria mignon, accompagnate da un caffè di primissima qualità.
Dove: Corso Vittorio Emanuele II, 72
Pasticceria Ghigo
Non un vero e proprio caffè, bensì una pasticceria, Ghigo nasce nel 1870, inizialmente come latteria nella quale venivano prodotti tomini e panna.
Abbandonati i formaggi, è la panna montata a fare di Ghigo una tappa obbligatoria nel girovagare per le vie di Torino: talmente buona da far passare in secondo piano anche la splendida pasticceria (secca e fresca) che fa bella mostra di sé all’interno del locale.
Se, però, un caffè con la panna non vi basta, i brut e bun (brutti ma buoni) di Ghigo sono i migliori di Torino: per chi non li conoscesse sono delle piccole meringhe a base di nocciole (tante nocciole) dall’aspetto irregolare, brutto, appunto, ma dal gusto paradisiaco. Inoltre qui è possibile bere uno dei migliori bicerin di Torino.
Durante le festività natalizie, le vetrine si riempiranno di strani pandori, tutti coperti di bianco: è la famosa Nuvola di Ghigo, un pandoro ricoperto di crema al burro e zucchero a velo. Una vera delizia.
Nonostante la mancanza di tavoli all’interno, il lungo bancone e i tavolini all’esterno (riscaldati in inverno) vi permetteranno di gustare con calma tutte le leccornie che avete scelto.
Dove: Via Po, 52
Caffè Elena
Forse il più sottovalutato tra i caffè storici di Torino, il Caffè Elena gode del panorama più bello di tutti, poiché situato sotto i portici di Piazza Vittorio Veneto, poco dopo la fine di Via Po.
Nonostante la sua presenza sia confermata in molti caffè, è qui che Pavese sedeva più spesso, tra i tavolini marmorei, e gli arredi più semplici (se paragonati agli altri caffè storici di Torino), forse attirato da una maggiore tranquillità e dalla vista sulla piazza.
Oltre alla presenza di Pavese, il Caffè Elena deve la sua fortuna al suo fondatore, Giuseppe Carpano, che proprio qui, a inizio ‘900, iniziò a vendere il suo famoso vermouth: il Carpano.
Sedetevi per un tipico aperitivo o per gustare delle gustosissime ‘tapas’ di ottima qualità.
E guai a voi a ordinare un Martini, qui si beve solo Carpano, in tutte le sue varianti.